Il Cretto di Gibellina, o Cretto di Burri dal sul autore, Alberto Burri, è una delle opere contemporanee più incredibili della Sicilia.
Per molti anni ho ascoltato pareri contrastanti su questa opera, davvero molto forte.
Si tratta di una delle poche opere di land art in Italia e proprio nella sua forza comunicativa risiede la sua grandezza, a mio parere.
Gibellina vecchia e Gibellina nuova
Per chi non ricorda il terremoto del Belice del 1968, si tratta di uno degli eventi più disastrosi della Sicilia dei tempi moderni.
La cittadina di Gibellina venne ridotta ad un cumulo di macerie, come molte altre limitrofe.
Nel 1970 l’amministrazione comunale scelse di fondare una nuova Gibellina a circa 11 chilometri di distanza.
Non si trattava solo di una creare una città ex-novo, che già di per se è un concetto molto forte in Italia, ma di un progetto ben più ambizioso.
L’obiettivo era realizzare un museo a cielo aperto grazie alla partecipazione dei più importanti architetti ed artisti della scena mondiale.
In passato tanti architetti ed urbanisti si erano cimentati nella progettazione astratta di città nuove e moderne, ma a Gibellina è stata data la possibilità di realizzare davvero questa utopia.
Parteciparono nomi come Pietro Consagra, Alberto e Giuseppe Samonà, Vittorio Gregotti e Ludovico Quaroni.
Un cantiere di studio e sperimentazione a cielo aperto.
Nuove formule di aggregazione urbana, sculture, edifici pubblici innovativi; questo doveva essere Gibellina nuova.
Il risultato; a mio parere deludente.
Il silenzio surreale a Gibellina nuova
I cittadini di Gibellina vecchia, per lo più contadini ed allevatori, si ritrovarono catapultati in abitazioni moderne e prive degli spazi necessari.
Racconti di cittadini che non sapevano dove mettere le proprie capre se non ne giardino del condominio, dovrebbero rendere l’idea della situazione.
Quella Sicilia non era pronta, e non lo è tutt’ora … per fortuna.
Girando per le vie silenziose di Gibellina si percepisce lo spazio come immenso, ci si perde con lo sguardo in una città vuota.
Avete presente i film western, il silenzio irreale ed i rotolacampo che passano indisturbati, sinonimo di desolazione e abbandono.
Occorre trovarsi lì per comprendere come spesso i progetti su carta non siano disegnati sulle e per le persone, ma solo forse per auto celebrazione di una società utopica.
Sicuramente è una meta di una Sicilia alternativa e la consiglio vivamente.
Ci si rende conto di molte cose, come l’importanza di spazi per la comunità adeguati e del perché i nostri centri storici siano una risorsa unica.
Cretto di Burri, il significato
Cretto significa crepa, spaccatura, o anche superficie intonacata.
Le rovine dell’antico paese di Gibellina vennero inglobate in grandi sarcofagi di cemento, lasciando inalterati gli spazi vuoti delle strade.
Alberto Burri, quando vide le macerie di Gibellina vecchia disse “ecco, io qui sento che potrei fare qualcosa. Io farei così: compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, così che resti perenne ricordo di quest’avvenimento”
Un grande sudario bianco in cemento, ricopre i resti di una città.
Il cemento arriva ad un’altezza di circa un metro e cinquanta centimetri, e questo permette, da certe angolazioni, di percepire l’intero spazio occupato dal paese.
Io non vi dico che il Cretto di Burri è bello.
Il Cretto è cemento buttato sulla campagna siciliana.
Il Cretto è potente.
Il Cretto di Burri lascia senza parole chiunque lo veda e chiunque percorra quelle vie, in silenzio.
Spesso un’opera non deve essere bella, deve essere potente per poter comunicare esattamente ciò che si vuole.
Il Cretto di Burri è una tra le opere d’Arte Contemporanea più estese al mondo.
I lavori del Cretto di Burri furono avviati nel 1985 e interrotti nel 1989. L’opera venne completata definitivamente nel maggio 2015.
Il Cretto di Burri e la memoria di Gibellina
Gibellina vecchia venne addirittura bombardata per evitare che la gente continuasse a tornare per recuperare i propri beni rischiando la morte.
I gibellinesi più anziani non accolsero di buon grado l’idea del Cretto di Burri.
Per molti di loro significava cancellare la memoria di un paese, di un popolo.
Altri invece l’accolsero come uno scrigno della memoria, un’opera durevole dall’eco prorompente.
Oggi inizia ad essere meta turistica e luogo che permette di scattare foto incredibili.
Conosciamoci meglio…
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Posso dire che su Gibellina Nuova abbiamo avuto la stessa impressione! Avevo grandi aspettative e invece delusione… Peccato perché poteva essere un’ottima alternativa ai classici itinerari siciliani
Diciamo che occorre guardarla con un occhio un pò diverso, non solo critico, ma cercando di capire cosa ci sta dietro quel progetto
Confesso di non aver mai sentito parlare di quest’opera. Ma amo l’arte contemporanea, soprattutto quando viene creata per denuncia e per ricordo.
È davvero un’opera che lascia senza fiato.
Salve, ho letto con vero interesse l’articolo su Gibellina, che ho visitato in un’occasione molto particolare legata al completamento del Grande Cretto di Burri. Ti invito a guardare il video su YouTube “Audioghost68 – l’arte si fa in mille” e a lasciarti travolgere dall’emozione di quella notte piena di luce.
Grazie Alvice per questo regalo. Mi sarebbe davvero piaciuto poter partecipare, perché la immagino come un’esperienza indimenticabile. Emozionanti le parole scelte per accompagnare l’iniziativa; fanno davvero vivere quei momenti grazie alle testimonianze del passato.