Continuiamo a parlare della Tuscia e delle tappe del nostro itinerario di viaggio. La Tuscia è un territorio vario e vasto, tutto da scoprire; così come è da scoprire Tarquinia, la città medievale che conserva le più importanti testimonianze del popolo etrusco.
Tarquinia, borgo medievale
Tarquinia ci ha accolto con la sua piazza signorile ed ampia, in una mattina d’autunno. L’arco del palazzo del Comune promette in lontananza scorci di un borgo ancora poco frequentato dal turismo di massa, specie in questa stagione.
Lo skyline del borgo che mi è rimasto impresso nella mente ha una caratteristica insolita, che non mi aspettavo; ci sono moltissime torri e sembra quasi una cittadina fortificata dell’alta toscana (o una torta con le candeline se volete un’immagine diversa).
Girando per i vicoli del centro storico si incontrano fontane, palazzi che rievocano antichi fasti e le immancabili osterie.
La pietra ha un colore ocra, piuttosto caldo. Il tempo si ferma, ed è piacevole assaporare un buon bicchiere di vino seduti fuori dall’osteria che ci accoglie (merito anche della bella giornata).
Camminando lungo via della Ripa si giunge poi in uno dei posti più suggestivi di Tarquinia,la sua zona più antica. Qui, visibile con un panorama mozzafiato, sorge la chiesa di Santa Maria in Castello. Colpisce subito la sua architettura romanica, che si fonde con il suo aspetto possente legato all’antico castello che qui sorgeva.
Al suo interno vi accoglierà un signore, che per un’offerta libera vi racconterà qualche nozione sull’edificio e sulla storia di Tarquinia. Non ci sono botteghini o audio guide, non ci sono teche che preservino i bellissimi sarcofagi adagiati lungo le navate laterali; sembra che il tempo si sia fermato ad anni addietro.
Il popolo etrusco e la condizione della donna
Amici romani conoscono Tarquinia sopratutto per le “gite delle medie“; non sorprende infatti che questa sia la meta prediletta da chi voglia scoprire qualcosa in più sul popolo etrusco, così misterioso.
Qui ha infatti sede il Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia, nello splendido palazzo Vitelleschi, costruito tra il 1436 ed il 1439, che narra della vita degli etruschi e della loro concezione dell’oltretomba. Merita una visita, perché i pezzi custoditi sono di una fattura eccezionale.
Da sempre abituata a sentir parlare dei romani, dei greci, e delle loro civiltà, ma poche solo le notizie relative al popolo etrusco che popolano la mia (seppur labile) memoria.
Sinceramente ero molto curiosa di questo popolo, così misterioso e così aperto e progressista per il tempo, e non vi è luogo migliore per assaporarne l’arte che Tarquinia.
Perché credo che gli etruschi fossero un popolo degno di essere scoperto in modo più approfondito?
Vi basti pensare che, a differenza del mondo latino e greco, la donna etrusca non era sottoposta al controllo del capofamiglia. Non era costretta alle faccende di casa rinchiusa tra le mura domestiche. La donna etrusca era istruita, poteva partecipare ai banchetti al pari degli uomini ed assistere a spettacoli, eventi e prendere parte alla vita sociale.
Sarà per questa “libertà” che la donna etrusca non godeva di una buona reputazione tra i greci e romani, tanto che dire “etrusca” era sinonimo anche di “prostituta”?
La donna etrusca poteva perfino avere una propria attività imprenditoriale, e, udite udite, aveva un proprio nome e cognome, a differenza delle colleghe romane e greche, e poteva addirittura decidere di trasmettere quest’ultimo ai propri figli.
La ceramica in Tuscia
Se il breve racconto della condizione sociale del popolo etrusco non ha stuzzicato abbastanza la vostra curiosità, sappiate che è arrivato il momento di parlarvi della ceramica.
Per me che sono un’amante della ceramica rigorosamente artigianale (odio con tutta me stessa la ceramica cinese e le decorazioni stampate, e odio ancora di più chi non sa distinguere un prodotto artigianale da uno creato in batteria) Tarquinia è stata una vera scoperta.
Chi ci ha guidato in questa scoperta è stato Francesco, che abbiamo conosciuto proprio nel suo laboratorio “Arte Etrusca“, in via Vitelleschi.
Siamo capitati nel negozio di Francesco Giannoni davvero per caso, ma questo incontro ci ha arricchito non solo la vista, ma anche l’anima.
Certe scoperte ed in questo caso certi artigiani meritano di essere supportati e condivisi.
Dimenticate i classici piatti e le tazzine di ceramiche siciliana o umbra a cui siete abituati (seppur bellissime), ed immergetevi nella storia, attraverso pezzi unici sia per forma che per realizzazione ed utilizzo.
Francesco ci spiega che ogni oggetto presente nel suo laboratorio è opera sua, prodotto e dipinto a mano, nulla di industriale.
La ceramica etrusca è possente, ricca e carica di colori caldi, come il suo popolo. I pigmenti per la produzione, così particolari, ci spiega Francesco che sono ricavati dalla stessa terra delle campagne etrusche.
Tecniche etrusche
Francesco raccoglie quindi terra rossa della campagna tarquiniese, ricca di ossido ferrico, che in cottura dona la caratteristica del colore nero brillante agli oggetti.
Gli oggetti più incredibili sono proprio quelli di questo bel nero lucido, ricche di scene e decori bianchi, davvero particolari.
Questo colore nero così particolare si crea non solo grazie alle argille rosse ricche di ferro, ma soprattutto per la particolare tipologia di cottura in forno.
Il forno a legna infatti viene opportunamente sigillato e acceso. Grazie al poco ossigeno presente il fumo della legna stessa annerisce gli oggetti, dentro e fuori.
Ma la cosa davvero particolare è che, se il vaso dovesse rompersi, anche la sua anima interna avrebbe questo bel nero vivace.
I decori in bianco non sono quindi riprodotti solo graffiando la superficie degli oggetti appena fuori dal forno, ma passando sopra della terra chiara, come fosse un tatuaggio.
Francesco ha iniziato da ragazzo ad appassionarsi all’arte etrusca, producendo i suoi capolavori nel laboratorio sotto casa, vendendoli poi con un banchetto davanti al museo archeologico.
Oggi nel suo laboratorio, nel centro storico di Tarquinia, riproduce tutti gli oggetti che tanto ha ammirato al museo, e tutti provenienti dalle tombe della Necropoli Etrusca di Tarquinia, che oggi è Patrimonio UNESCO.
Ultimati gli acquisti, una magnifica Pisside ed un Cratere (perché ogni oggetto ovviamente ha un nome proprio a seconda del suo utilizzo), salutiamo Francesco e ci dirigiamo verso la famosa Necropoli.
La Necropoli Etrusca di Tarquinia
La nostra passeggiata autunnale alla Necropoli di Tarquinia è stata piacevole; lo sarebbe stato probabilmente meno se fosse stato pieno agosto dato che non sono presenti alberature o ripari dal sole.
La particolarità di queste tombe sotterranee sono proprio le pitture, che raccontano tanto di quei banchetti che gli etruschi usavano organizzare in onore del defunto.
Qui a Tarquinia, a differenza del resto dei territori etruschi, tali pitture sepolcrali assunsero un carattere di assoluta rilevanza sia in termini di sistematicità di utilizzo che di fattura.
Queste tombe decorate erano ovviamente riservate alla classe aristocratica, e si tratta di piccole camere ipogee scavate nella roccia ed accessibili tramite corridoi in discesa. Attualmente sono accessibili circa 60 tombe.
Non mi resta che augurarvi una buona gita in alla scoperta della Tuscia; e per altre mete in zona ricordate di leggere l’articolo “La Tuscia, cosa visitare per scoprire questa zona del Lazio“.
Vi ricordo che tutte le foto presenti su questo blog, ove non espressamente indicato, sono state scattate da me e pertanto, per poterle utilizzare dovrete avere una mia formale approvazione.
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Sono stata a Tarquinia un po’ di anni fa e anche io ho acquistato delle ceramiche in un “laboratorio di Arte Etrusca”. Che sia lo stesso?
Non ho incontrato altri laboratori al centro, quindi potrebbe anche essere 🙂 Sei stata stregata anche tu eh?
Noi adoriamo i borghi e non importa se tanti ci dicono che sono tutti uguali e che “gira e rigira si somigliano tutti”.. col cavolo! A noi piacciono e troviamo sempre cose particolari in ognuno. Grazie delle dritte su Tarquinia. La mettiamo in lista.
W i borghi;! Sono una delle nostre risorse più grandi e caratteristiche!
Sono stata proprio due settimane fa per la prima volta a Tarquinia e devo dire è proprio un gioiellino da preservare con cura. E’ raro vedere con quanta cura vengono anche mantenute queste arti antiche come la lavorazione della ceramica, per poco non ho visto anche i carri di Carnevale che ci sarebbero stati il giorno dopo la mia visita, Tarquinia merita di essere visitata sicuramente in più occasioni
Hai ragione, il borgo merita davvero una passeggiata!
La zona non la conosco affatto ma le ceramiche, leggendoti, mi è venuto in mente di si! Ho a casa alcuni piatti e ciotole realizzate a mano davvero belle
all’inizio devo dire che non le apprezzavo molto ma, una volta compresa la complessità di realizzazione, assumono tutto un altro valore.
Sai che ora ogni volta che vedrò una città con delle torri, penserò ad una torta con le candeline? ?
Ho creato un mostro ?
Belle foto e ottimo articolo (soprattutto per la parte dedicata alle donne etrusche), utile per scoprire un angolo di Italia che spesso viene messo in secondo piano. Non siamo mai state a Tarquinia ma in questo periodo fatto di viaggi in Italia on the road potrebbe essere un’ottima tappa.
La Tuscia nasconde delle particolarità davvero uniche, tutte da scoprire
Dans un grand tour de l’Italie nous sommes restés trois jours à Tarquinia pour découvrir le village,la nécropole étrusque , son musée extraordinaire, la gentillesse de ses habitants ,et par enchantement au détour des ruelles derrière le musée…l’art de Francesco. Et devinez…nous avons acheté un des “canards” (en photo”.
Quelle belle coïncidence ! Je suis heureux que vous ayez apprécié la région et merci d’avoir écrit sur mon blog